La storia degli stimolatori affonda le sue radici fin nel paleolitico, epoca a cui risalgono strumenti fallici di diverso materiale impiegati nella masturbazione.
Mentre godono di una certa fama gli olisboi diffusi nella Grecia classica, molto simili ai moderni dildo, la storia dei vibratori inizia molto più tardi e dal secolo dei Lumi alla Rivoluzione industriale, il suo sviluppo abbraccia un lasso di tempo di circa tre secoli.
In questo articolo raccontiamo la storia del vibratore nelle sue tappe più importanti, quelle che lo hanno reso uno degli oggetti più presenti nelle case degli italiani.
La storia del vibratore: i primi modelli e l’uso medico
Questa storia prende le mosse dalla psichiatria di matrice illuministica. Infatti, nel corso del Settecento, si gettarono le basi dell’isteria, una condizione considerata all’epoca patologica e che poteva essere curata solo attraverso il matrimonio e facendo più sesso.
Tuttavia, quando ciò non bastava, le donne dovevano rivolgersi a un medico che, per curarle, praticava delle stimolazioni genitali manuali. Alcuni resoconti clinici danno conto di medici con polsi slogati e fratture subite a causa di lunghe sedute masturbatorie.
Fu così che, per rendere più snello il lavoro, nel 1734 alcuni medici francesi misero a punto il tremoussoir, una sorta di macchinario a molla che facilitava la stimolazione della vulva.
Nel 1869, quel rudimentale apparecchio fu sostituito dal manipulator di George Herbert Taylor. Si trattava di un lettino sulla cui superficie si trovava una sfera che, azionata da una macchina a vapore, praticava un’intensa stimolazione pelvica.
Da quel momento in poi, la storia dei vibratori è inarrestabile. Nel 1883 Joseph Mortimer Granville crea il primo modello elettromeccanico (protagonista del film Hysteria del 2011), mentre nel 1899 si mette a punto il primo vibratore a batteria.
La storia del vibratore: il lancio sul mercato e la sua diffusione
Ancora a cavallo tra XIX e XX secolo, il vibratore è uno strumento clinico a uso esclusivo dei medici, che lo impiegano per trattare i sintomi da isteria.
Tuttavia, nel 1902, la Hamilton Beach, azienda statunitense produttrice di elettrodomestici per la ristorazione, lancia sul mercato un vibratore elettrico adatto al grande pubblico. L’accoglienza è strepitosa ma, all’epoca e così congegnato, il vibratore svolgeva più una funzione massaggiante per contrastare i dolori muscolari.
La rottura definitiva rispetto al passato si ha tra gli anni venti e trenta del Novecento, quando i vibratori fanno la loro comparsa nell’industria pornografica. Per la prima volta, il loro utilizzo è esplicitamente connesso a una pratica sessuale e, pertanto, vengono additati come strumenti di perversione.
Il 1968 rappresenta, nella storia dei vibratori, una data fondamentale. Il movimento dell’emancipazione femminile fa dello stimolatore elettrico il proprio simbolo di attivismo e, nello stesso anno, arriva anche il primo vibratore senza fili.
Rimasto pressoché invariato per circa trent’anni, nel 1998 arriva il vibratore rabbit, dotato di un apposito stimolatore clitorideo e diventato famoso grazie alle avventure di Samantha in Sex&City.
Da quel momento in poi, il vibratore ha subito trasformazioni per soddisfare qualsiasi sesso, gusto e desiderio.
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